L’utilizzo di corsi di tipo tradizionale – soprattutto per quanto riguarda la formazione manageriale – è ancora oggi molto diffuso,  anche se nel corso degli anni è aumentata l’offerta di metodi formativi un po’ più movimentati.

La classica lezione “spiegata” da un docente, che espone e spiega i contenuti, ha dovuto essere forzatamente accantonata,  perché per quanto brillante possa essere il docente, dopo 1 o 2 ore di ascolto la mente tende a svagarsi e l’efficacia formativa crolla, ancor più quando il discente è un manager preoccupato dal tempo che scorre.

Pertanto nel tempo la formazione in aula, quando non è stata decisamente soppiantata dall’utilizzo di nuove tecnologie online,  da un lato si è integrata con altre metodologie di apprendimento (modello blended), dall’altro è diventata sempre più esperienziale 

Di qui lo sviluppo di corsi formativi basati su – o coadiuvati da – laboratori artistici (musica, teatro, pittura, grafica, letteratura, cinema, poesia, coro,…), o di percorsi di esperienza classici (analisi di casi, Learning by doing e Learning by thinking, Action Learning, Project Working,…),  o di sedute di affiancamento (Coaching, Outdoor Training,  Study Tours,…). 

Apparentemente con lo sviluppo di metodologie meno tradizionali la formazione in aula si è riposizionata e ha ripreso vigore per la sua caratteristica di stimolare il confronto, di fare provare l’esperienza, di lavorare  sui casi concreti, di sperimentare attraverso le simulazioni.  E anche i supporti didattici si sono evoluti , spesso con l’introduzione di filmati, di tutorial multimediali, e altri strumenti prestati dall’e-learning. 

Ma ora che abbiamo portato la maggior parte della classe dirigente a scendere le rapide di un canyon, a sopravvivere a un corso Survival, a fare una regata in pieno inverno, a gettarsi  giù da una pista di slittino, a travestirsi da Amleto e a cimentarsi nel canto Gregoriano, cosa possiamo ancora offrire? Una partita di rugby contro Martìn Castrogiovanni può avere il suo fascino anche per un signore attempato poco muscoloso, ma sicuramente potrà e vorrà giocarne una sola nella sua vita professionale.

Alla fantasia non c’è limite, e confidiamo di poter presto partecipare a workshop organizzati su Marte o a gruppi di discussione organizzati sulla lava di un vulcano in eruzione, ma lo spazio per ulteriori innovazioni in questo senso è fatalmente limitato.

Diventa quindi fondamentale unire sempre di più varie modalità di apprendimento secondo il cosiddetto modello blended. Esiste sul mercato formativo una gamma molto ampia di metodologie, e la strategia vincente è quella di combinarle fra loro in un’ottica di integrazione. In questo modo si svilupperà un’esperienza formativa la cui efficacia complessiva sarà il risultato della combinazione dei vantaggi di ciascun metodo utilizzato.

Il vero futuro della formazione in aula consiste nel non fossilizzarsi sull’aula. Prendere da tutti quel che di buono si può prendere, questa è la vera strategia di innovazione. 

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