
Il 19 giugno 2024, nella sede COTTINO SOCIAL IMPACT CAMPUS a Torino, si è tenuta la XXII Giornata della Formazione Manageriale, l’evento che Asfor – Associazione Italiana per la Formazione Manageriale dedica ogni anno al ruolo della management education per comprendere gli scenari evolutivi che coinvolgono le persone all’interno delle organizzazioni.
Non stupisce che anche il tema del convegno sia stato dedicato a un dibattito sull’intelligenza artificiale in campo formativo e non solo, topic che sta ormai attirando su di sé l’attenzione di tutti, con questo titolo: “IA, impatto sociale e apprendimento organizzativo. Cosa cambia nella cultura e nella formazione manageriale?”
Il convegno è stata un’ulteriore occasione per riflettere sull’applicazione dell’intelligenza artificiale, e si è sviluppato in un proficuo dialogo tra aziende, mondo universitario, e professionisti della formazione che si sono confrontati su questi temi ormai diventati fondamentali all’interno del nostro mondo.
Il convegno si è sviluppato lungo tre sessioni, tutte ricche di interventi interessanti, spesso con contributi teorici ma anche dedicati in qualche caso a progetti già in esecuzione.

Fra i numerosi interventi rimane comunque memoria soprattutto della esplosiva sessione intitolata “L’essere umano di fronte all’intelligenza artificiale: alla ricerca di un punto di equilibrio”, in cui Don Luca Peyron, Docente di Teologia e consigliere scientifico dello Humane Technology Lab dell’Università Cattolica e coordinatore del Servizio per l’Apostolato Digitale di Torino, ha illuminato il convegno con un approccio al tempo stesso brillante e profondo, offrendo tantissimi spunti di riflessione sul rapporto fra uomo e macchina.

Quasi impossibile farne un riassunto data la dialettica travolgente di Peyron, ma anche alcune frasi isolate possono far capire il messaggio complessivo che è stato potentemente veicolato.
- L’intelligenza artificiale ha bisogno di essere guidata da esseri che siano umani
- La responsabilità delle imprese è veicolare una cultura sull’uso delle macchine fra le persone
- Noi costruiamo macchine perché puntiamo per natura a risparmiare energie. Dobbiamo recuperare il desiderio fondante di “esserci”, di fare una cosa che ci piace anche senza risparmiare energie
- Occorre capire quali sono i lavori che una macchina non deve fare al nostro posto
- Un nativo digitale ha bisogno di un nativo analogico per capire le differenze
- L’AI ACT è uno strumento legislativo, basato sul danno minore. Ma la nostra domanda a livello etico deve essere non “che male c’è?” ma invece “che bene c’è?”
- Noi siamo fatti per desiderare qualcosa, dobbiamo recuperare l’etica del desiderio: cioè pensare regole che cerchino tutto il bene che c’è, e non che puntino al male minore.