INTERVISTA A LORENZO POZZI, CONTRIBUTOR DI HUGGING FACE

La responsabile Marketing Silvia Pochettino intervista il data scientist Lorenzo Pozzi, del team R&S di Piazza Copernico

In occasione del nostro Workshop dell’area Innovazione durante l’Innovation Training Summit 2024, a cui hai partecipato in prima persona insieme a Mario Santoro di IAC e alla collega Daniela Pellegrini, sono venuta a sapere che sei diventato ufficialmente contributor di Hugging Face.

Ovviamente per prima cosa ti faccio i miei complimenti, ma voglio cogliere l’occasione anche per capire bene di cosa stiamo parlando.

Ci puoi spiegare in modo semplice cos’è Hugging Face?

HuggingFace è una delle community AI più grandi a livello globale, e da anni oramai raccoglie contribuzioni da migliaia di programmatori in tutto il modo.

Non sarebbe esagerato dire che senza l’infrastruttura creata da Hugging Face molti progetti AI richiederebbero 10 volte il tempo necessario, o non sarebbero addirittura possibili.

Quindi stiamo parlando di un grande progetto open source. Quali sono le ragioni che hanno spinto te, e tutti gli altri contributor, a “contribuire”?

Qualcuno potrebbe pensare che contribuire a un progetto open source significhi lavorare gratis. Assolutamente non è così.

È vero che un “contributor” usa il proprio tempo libero per scrivere il codice per un progetto open source, ma questo viene fatto per motivi che vanno ben oltre al guadagno economico.

Quali possono essere per esempio questi motivi?

La principale forza di un progetto open source è la sua diversità.

Dato che ad un progetto partecipano molte menti (migliaia in alcuni casi), i repository open source diventano velocemente variegati e adattabili a molte più situazioni di quanto sarebbe stato possibile in un progetto sotto copyright.

Quindi è questo che ti ha spinto personalmente a diventare un contributor?

Oltre al puro sentimento romantico di migliorare un servizio per la comunità, che già non è poco, sono convinto che esistano anche diversi benefici per il contributor, derivanti proprio da questa diversità.

Primo fra tutti, migliorare le proprie skill: come in tutti gli ambiti, esporsi a qualcosa di nuovo e lontano da quello che si avrebbe prodotto individualmente può solo migliorare il proprio senso critico, e offrire la possibilità di imparare qualcosa di nuovo.

Nulla proibisce poi di applicare queste nuove skills acquisite a progetti privati.

In secondo luogo, proprio grazie alle discussioni che nascono durante il processo di contribuzione, si viene anche a creare una rete di conoscenze, dal ricercatore universitario fino al programmatore di Hugging Face, che diventano utili e piacevoli anche a livello personale.

Noto un forte senso di committment, sei giustamente molto contento di essere diventato un contributor, non è vero?

Personalmente vedo il contribuire come una rara occasione per migliorare nel proprio lavoro, imparando al fianco di alcune delle menti più brillanti nella programmazione.

Grazie Lorenzo per le tue spiegazioni e per questo tuo impegno, che ti farà diventare ancora più brillante di quanto già sei.