“In ogni caso solo una cosa appare certa: se veramente viviamo in una simulazione, non gira su Windows.”  
Seth Lloyd 

Recentemente l’universo è stato paragonato a un enorme computer, seppur in modi diversi e con implicazioni più o meno radicali. Se nel ‘700 e nell’800 valeva la metafora dell’universo come grande meccanismo, un meccanismo a orologeria, descrivibile in termini di meccanica deterministica, oggi la metafora dominante è quella di un gigantesco sistema di manipolazione dell’informazione 

Questo paragone viene declinato in modi diversi che vanno dalla metafora dell’ologramma, all’identificazione vera e propria del mondo con un computer, fino alla tesi più radicale che sostiene che il nostro universo altro non sia che una gigantesca simulazione (in senso letterale), simulazione di cui noi stessi faremmo parte. 

SIAMO DEGLI OLOGRAMMI? 

La prima suggestione viene dallo studio dei buchi neri. Dimostrato da Hawking che i buchi neri non sono poi così neri poiché evaporano, seppur molto lentamente, resta da capire che fine fa l’informazione che contengono, dato che la fisica quantistica non contempla la perdita di informazione. Perdere informazione, infatti, significa compromettere il carattere deterministico dell’universo: come posso risalire dal presente agli stati precedenti (o futuri) dell’universo se mi mancano dei pezzi? 

La soluzione pare risiedere nel fatto che tutta l’informazione contenuta nel buco nero sia in realtà depositata come un sottile film intorno al buco nero stesso (intorno all’orizzonte degli eventi, per la precisione) come se fosse un ologramma, e quindi non vada perduta.  

Per estensione la teoria ipotizza che tutti gli oggetti dell’universo e l’universo medesimo siano circondati da uno strato bidimensionale di bit che contengono tutta l’informazione relativa all’oggetto che circondano che quindi altro non è che la proiezione ologrammatica di quello strato. In questo caso noi viviamo non proprio in un computer, ma in un ologramma e siamo noi stessi degli ologrammi 

Tra i più convinti sostenitori di questo approccio sono Leonard Susskind e Gerard ’t Hooft (quest’ultimo Nobel per la fisica nel 1999), non proprio due sprovveduti. 

VIVIAMO DENTRO A UN ENORME COMPUTER QUANTISTICO? 

Secondo altri fisici e teorici dell’informazione – come per esempio Seth Lloyd o Fotini Markopoulo Kalamara- l’universo altro non è che un gigantesco computer quantistico, nel senso letterale e non metaforico del termine.  

L’universo infatti consiste di un sostrato materiale che può incarnare qualsiasi informazione. Gli atomi e tutte le particelle subatomiche possono avere due stati (su e giù, spin a destra o a sinistra), e tanto basta a farne possibili portatori di informazioni: per essere tali basta infatti avere la possibilità di poter incarnare due stati fisici (0 e 1, corrente aperta e corrente chiusa, …). Sul fatto poi che l’universo sia quantistico non vi sono dubbi, ciò che ne amplifica in modo incommensurabile le capacità computazionali.  

In questo panorama le leggi fisiche costituiscono i software che al contempo girano sul e modificano l’hardware. Le costanti dell’universo (velocità della luce, costante di Planck…) sono invece i parametri che regolano il tutto. 

VIVIAMO IN UNA SIMULAZIONE? 

Ma probabilmente la posizione più radicale e spiazzante è quella espressa da Nick Bostrom nel cosiddetto “argomento della simulazione” 

L’argomento della simulazione è articolato in tre ipotesi 

  1. Le civiltà umane si estinguono prima di raggiungere uno sviluppo tecnologico tale da consentire loro di implementare delle simulazioni computerizzate dei loro precursori. 
  2. Le civiltà (o gran parte di esse) che raggiungono tale stadio tecnologico, per qualsiasi motivo non desiderano realizzare simulazioni di mondi e dei loro abitanti. Questo sia a causa dei problemi etici che tali simulazioni comportano, oppure semplicemente per il costo in termini di spazio computazionale e di memoria che implicano, o semplicemente perché non interessate. 
  3. Con altissimo grado di probabilità viviamo in una simulazione realizzata da esseri altri da noi.

Se 1 e 2 non sono vere è infatti molto probabile che noi siamo gli abitanti di una gigantesca simulazione; in altri termini è facile che civiltà che hanno raggiunto la piena maturità tecnologica siano interessate a creare enormi simulazioni, per esempio dei loro antenati. Gli abitanti delle simulazioni potrebbero a loro volta raggiungere la piena maturità tecnologica e sviluppare anch’essi delle simulazioni con esseri senzienti. In questo scenario il numero delle simulazioni supererebbe il numero degli universi reali, con un conseguente aumento delle probabilità che noi altro non siamo che una simulazione (forse di una simulazione) 

E, a nostra volta, potremmo presto raggiungere il grado di sviluppo tecnologico che ci consentirà di creare altre simulazioni, in un vortiginoso regresso ricorsivo. 


Ringraziamo per il contributo PAOLO RICCARDO FELICIOLI