Quando si dice che una cosa è una chimera, si vuole intendere che è un’illusione, una fantasia, un sogno bellissimo ma privo di legame con la realtà, e quindi anche di possibilità che si realizzi per davvero.

POCHI DATI PER CAPIRE LA SITUAZIONE

DONNE CHE HANNO UN’OCCUPAZIONE LAVORATIVA

Basta guardare queste semplici tabelle per capire che la tanto strombazzata parità di genere è ancora molto lontana.

La media europea è appena al di sopra del 60% di donne occupate, soglia che era stata indicata come l’obiettivo per l’Europa nell’anno 2010.

Se poi si va all’Italia, la situazione si fa ancora meno rosea, in media oltre 10 punti al di sotto di quell’obiettivo di 12 anni prima.

E se constatiamo con orrore che in alcune regioni del Sud nemmeno 1 donna su 3 lavora, anche regioni “ricche” come Lombardia, Veneto, Piemonte non riescono a raggiungere quella ormai obsoleta soglia del 60%.

Se poi leggiamo i dati sull’imprenditorialità femminile e sulla presenza delle donne in posizioni di vertice capiamo bene come la situazione sia tutt’altro che rosea.

UN PROBLEMA STRUTTURALE CHE ANCORA NON VIENE AFFRONTATO

Premesso che anche l’Europa nel suo complesso non brilla per lungimiranza in questo campo, in Italia la questione del lavoro femminile è un problema strutturale che viene da lontano.

E su cui tuttora, anche con i fondi del PNRR, viene investito assai poco, con piccoli interventi sicuramente utili (200 milioni – assai pochi – stanziati con il Fondo imprenditoria femminile del Mise, quote – limitate al 30% – riservate all’assunzione di donne e giovani, congedi – di 10 giorni! – di paternità, copertura spese per la costruzione di nidi), ma senza una precisa strategia di sistema.

L’occupazione femminile è uno dei principali problemi strutturali dell’Italia, e tuttora non viene affrontato come tale ma solo con interventi di emergenza.

SUPPORTIAMO L’OBIETTIVO 5 – UGUAGLIANZA DI GENERE (AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE)

L’obiettivo 5 mira al raggiungimento della parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli.

Citiamo in particolare due punti, non perché tutti gli altri non siano importanti ma solo perché direttamente pertinenti a quanto stiamo analizzando:

  • 5.4: Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all’interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali.
  • 5.5: Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica.

Le disparità di genere costituiscono ancora oggi uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà.

Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile può consentire di fare significativi progressi nella scolarizzazione delle ragazze e nell’inserimento delle donne nel mercato del lavoro.

Accelerare il processo di equilibrio di genere e valorizzare i talenti femminili è una grande opportunità per la diffusione di una cultura più multidisciplinare, innovativa, competitiva, accogliente.

La sottovalutazione e la sottoretribuzione del lavoro femminile è di fatto una forma di violenza.

Non perdiamo altro tempo.